I due esemplari, appartenenti rispettivamente alla specie Caretta caretta e a quella più rara Chelonia Mydas (Tartaruga verde), sono stati reintrodotti nel loro ambiente naturale dagli operatori del Centro recupero e dagli Agenti della base logistico-navale del Corpo Forestale di Sant′ Antioco.
Le abbiamo rilasciate esattamente nel luogo del ritrovamento che, nel caso della Tartaruga Verde, è avvenuto il 27 agosto scorso a causa di una cattura accidentale nelle reti da posta di un pescatore. La Caretta è stata invece ritrovata nel mese di novembre del 2013 impigliata in una rete fantasma che inesorabilmente la trascinava alla deriva.
Specie diverse, le due, e diverse abitudini, la Tartaruga verde infatti è una specie che frequenta solitamente i mari tropicali e subtropicali e la sua presenza nel Mediterraneo è rara e generalmente limitata alle coste più orientali.
È la terza volta che un esemplare di questa specie è ospitato nel Centro Recupero della Laguna di Nora e anche questa volta la Tartaruga verde ricoverata proviene dalle acque di Sant’Antioco dove furono ritrovate anche le altre.
Ma qual’è il motivo che richiama le rare Tartarughe verdi nei mari di Sant’Antioco? Probabilmente dipende dalle particolari abitudini alimentari di questa specie che ha una dieta fondamentalmente vegetariana. Infatti da un’analisi fatta sui residui digestivi dell’esemplare è stato possibile risalire alla composizione dei suoi ultimi pasti prima della sua cattura accidentale così abbiamo compreso che la Tartaruga è ghiotta di una pianta marina, la Cymodocea nodosa, con la quale si è peraltro abbondantemente nutrita per tutto il periodo della degenza nel Centro Recupero.
Sui fondali attorno all’isola di Sant’Antioco la Cymodocea nodosa si sviluppa in piccole praterie sommerse dove substrati molli, ricchi di sedimenti organici, permettono lo sviluppo e l’ancoraggio delle sue tenere radici.
Il piccolo esemplare di Caretta a causa della pesante rete da pesca a strascico in cui era impigliato era in uno stato di grave denutrizione e la sua pinna anteriore destra si presentava atrofizzata. Per tali motivi si è reso necessario un lungo periodo di cura e riabilitazione e solo dopo undici mesi di degenza ha potuto affrontare il suo ritorno in libertà riacquisendo le capacità natatorie necessarie a svolgere le proprie funzioni vitali nel suo ambiente naturale ed essere così capace di nutrirsi, quale specie onnivora, di una grande varietà di organismi marini animali e vegetali.
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