Squali in pericolo

Nell′immaginario di tutti gli squali sono i predatori del mare più pericolosi per l′uomo, nella realtà sono tra le specie che rischiano di scomparire per sempre dai nostri mari.

Le stime fatte dagli esperti sono allarmanti: la pesca eccessiva ha causato un calo del 90% nelle popolazioni di squali in tutto il mondo, ma lungo la costa orientale degli Stati Uniti si arriva a punte del 99%.

L′allarme è stato raccolto da diverse istituzioni internazionali che propongono limiti ai prelievi.

La Commissione europea ha recentemente adottato il primo piano d′azione per la conservazione e la gestione degli squali. Il piano si prefigge di garantire che siano prese misure concrete per contribuire a ricostituire gli stock di squali e fissare linee guida per la gestione sostenibile della pesca, anche nei casi in cui lo squalo costituisce una cattura accessoria.

«Gli squali sono molto vulnerabili allo sfruttamento eccessivo - ha dichiarato il Commissario europeo responsabile degli Affari marittimi e della pesca, Joe Borg -, e le conseguenze del loro depauperamento possono essere molto gravi, non solo per la stessa specie, ma anche per gli ecosistemi marini e per i pescatori. Il piano d′azione europeo, oltre a rendere più rigoroso il principio precauzionale che deve guidare la gestione dei tipi di pesca in cui si catturano squali, sosterrà l′attività di ricerca ancora necessaria per capire appieno il ruolo svolto dagli squali nella vita dei nostri oceani e le ripercussioni che la pesca può avere su di essi.».

Segnali forti sulla protezione degli squali arrivano anche dalle Nazioni Unite.

È stato siglato nel febbraio di quest′anno un accordo internazionale per proteggere alcune specie di squali minacciate di estinzione. La Convenzione per la conservazione delle specie migratorie e degli animali selvatici (Cms), di cui fanno parte 113 Paesi, ha stabilito che lo squalo bianco, elefante, balena, smeriglio, spinarolo e mako non potranno essere più cacciati, pescati e uccisi.

«Questo primo strumento globale della Convenzione - ha dichiarato Elizabeth Mrema, segretario esecutivo dell′Agenzia Onu per l′Ambiente (Unep) - è un passo decisivo per una conservazione internazionale dello squalo».

Secondo i dati dell′Agenzia Onu per l′Ambiente, l′esistenza degli squali è minacciata da numerose cause. La pesca eccessiva soprattutto, ma anche quella accidentale, il commercio illegale, la distruzione dell′habitat, la scarsità di cibo e i cambiamenti climatici. L′Unep sottolinea inoltre che le popolazioni di squali si sono ridotte del 90% sia nel Golfo del Messico, sia nel Mediterraneo.

Anche i dati forniti dalla Fao, l′Organizzazione delle Nazioni Unite per l′Alimentazione e l′Agricoltura, sono preoccupanti. Negli ultimi vent′anni, sono state catturate fino a 900mila tonnellate di squali l′anno, ma se si aggiunge anche quanto è stato pescato illegalmente o non registrato e i dati perduti, la stima aumenta di circa il doppio della quantità.

Di conservazione degli squali si è discusso anche in una recente conferenza internazionale promossa dall′Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn, l′International union for conservation of nature), che ha presentato uno studio sullo stato delle 64 specie pelagiche di squali.

Dalla ricerca dell′Iucn emerge che lo squalo martello maggiore e lo squalo martello smerlato sono ′′in via d′estinzione a livello globale′′: in alcune parti del mondo la loro popolazione è stata oggetto di attacchi continui, fino alla riduzione del 99%, mentre lo squalo martello comune, il grande squalo bianco e lo squalo oceanico dalle pinne bianche sono classificati come "vulnerabili d′estinzione a livello globale′′. Lo squalo smeriglio viene classificato come vulnerabile a livello mondiale, ma è ′′a rischio critico di estinzione nel nord-est e in via di estinzione nel nord-ovest dell′Atlantico′′. Lo squalo azzurro, il più abbondante e il più pescato, è ′′vicino a essere minacciato′′.

Gli squali corrono rischi di estinzione più gravi di altre specie perché impiegano molto tempo per raggiungere la maturità sessuale e riprodursi, con periodi di gestazione lunghi e bassa fertilità. Agli squali martello, ad esempio, occorrono ben 16 anni per diventare adulti.

Il loro declino può avere conseguenze devastanti per l′ecosistema marino. Diversi studi scientifici hanno rilevato che la consistente diminuzione del numero di squali predatori nel nord Atlantico, dopo il 2000, aveva permesso la crescita abnorme delle loro prede abituali, causando uno squilibrio della catena alimentare dai danni incalcolabili.

La pesca degli squali ha registrato un rapido aumento a partire dalla metà degli anni ′80, indotto da una crescente domanda di prodotti derivati, in particolare le pinne, nonostante questa sia una pratica vietata nella maggior parte delle acque internazionali.

Le pinne sono molto apprezzate e ricercate, il loro prezzo finale è altissimo. Se fino a non molto tempo fa mangiare pinne di squalo era una possibilità riservata a pochi, oggi il mercato si è talmente espanso da mettere a repentaglio la sopravvivenza di molte specie.

L′appello degli esperti dell′Iucn ai governi è di fissare i limiti di cattura sulla base di pareri scientifici e con un approccio precauzionale, investendo in ricerca, riduzione delle catture e in cooperazione tra i Paesi della comunità internazionale.

 

Per saperne di più:

scarica il testo dell'accordo Cms-Unep (in inglese, pdf, 106 Kb)

 


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