Dalla parte delle balene
Si è conclusa la prima spedizione di una ricerca scientifica che usa tecniche non letali sulle balene nei mari antartici, un′iniziativa dell′Australia appoggiata da altri 12 Paesi per salvaguardare i mammiferi marini minacciati di estinzione.
Il 15 marzo è rientrato in Nuova Zelanda il gruppo di ricercatori australiani, francesi e neozelandesi che per sei settimane hanno studiato le balene nei mari antartici. La spedizione fa parte di un programma della durata di 5 anni promosso dal governo australiano e sostenuto dalla Commissione Baleniera Internazionale.
La ricerca è mirata a ottenere dati sul numero delle popolazioni, sulla loro alimentazione e sulle migrazioni annuali verso i mari caldi del Pacifico per riprodursi.
Gli studiosi hanno utilizzato tecniche non letali per esaminare i grandi cetacei, una sfida dichiarata al Giappone che, sfruttando una scappatoia del trattato baleniero internazionale, uccide ogni anno circa 1000 balene per scopi "scientifici".
Dal 1986 è in vigore un trattato sancito dalla Commissione Baleniera Internazionale (Iwc), organismo istituito per tutelare i cetacei, che vieta la caccia alle balene per scopi commerciali ma la consente a fini di studio e ricerca. Grazie a questo espediente, la Iwc stima che dal 1986 ad oggi siano stati uccisi circa 30.000 esemplari, quasi la metà dalle flotte giapponesi e a seguire da Norvegia e Islanda.
Dimostrare che è possibile studiare i cetacei senza doverli uccidere è un piccolo ma sostanziale passo in avanti verso una vera moratoria della caccia alle balene, un passo necessario alla sopravvivenza dei grandi cetacei che come la Balenottera azzurra rischiano di scomparire per sempre.
Per saperne di più
Vai alla scheda sui Cetacei nel Mediterraneo
Ascolta il canto delle balene (video su YouTube)
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