Il primo censimento dei mari

Una rete mondiale di 360 ricercatori è impegnata nel Census of Marine Life (Coml, Censimento della vita marina), un′iniziativa scientifica partita nel 2000 che si propone di rilevare e descrivere la diversità, la distribuzione, l′abbondanza delle forme di vita negli oceani e nei mari del pianeta.

Il censimento ha riguardato 25 aree marine diverse sparse per il mondo ed è in fase di completamento. La presentazione ufficiale dei risultati della ricerca è prevista per il prossimo 4 ottobre in una conferenza a Londra, ma il Coml ha iniziato a divulgare i primi dati.

Secondo il Census of marine life, sono 230mila le diverse specie distribuite nelle aree studiate, di queste solo un decimo sono state catalogate.

Le aree più ricche di biodiversità sono il Giappone e l′Australia, con circa 33mila specie, seguite dalla Cina (22mila) e dal Mediterraneo, in cui vivono 17mila specie animali. Tra le 25 aree censite, al quinto posto c′è il golfo del Messico, investito recentemente dalla marea nera, in cui vivono 15mila specie.

Immagine dal Censimento marino

Il Mediterraneo è al quarto posto per biodiversità, ma secondo gli esperti è anche quello più a rischio di perdere questa ricchezza. Tra le cause, l′eccessivo prelievo ittico, gli sversamenti di greggio ma anche le attività antropiche che si svolgono sulla terraferma che, come avevano già evidenziato i dati della Fao, l′Organizzazione delle Nazioni Unite per l′Alimentazione e l′Agricoltura, sarebbero responsabili per il 70% dell′inquinamento marino.

Una speciale riflessione, anche alla luce del recente disastro ambientale nel Golfo del Messico, è da farsi sull′impatto devastante del petrolio sull′ecosistema marino. Il 60% del commercio mondiale di petrolio e dei suoi derivati passa per il Mediterraneo mentre sulle coste si concentra il 27% di tutta l′attività di raffinazione mondiale. Tra il 1990 e il 1999, nel Mediterraneo si sono verificati 250 incidenti e sono finite in mare 22.150 tonnellate di petrolio.

Roberto Danovaro, direttore del dipartimento di Scienze del Mare presso il Politecnico delle Marche e membro del Consiglio scientifico internazionale del Census of marine life, ha contribuito al censimento mondiale con i dati delle acque italiane. «Nel Mediterraneo siamo riusciti a studiare sia le specie costiere che quelle abissali e sono venute fuori molte sorprese. Per quanto riguarda gli abissi, ad esempio, zone che pensavamo prive di vita hanno mostrato 3500 specie, ma il 70% è ancora da scoprire. Questo è un motivo in più per difendere gli abissi, ad esempio dalle trivellazioni (solo in Adriatico ci sono 100 pozzi per l′estrazione del metano), non possiamo permetterci di perdere ciò che ancora non conosciamo».

Conclusa questa prima fase, il progetto dovrebbe proseguire ma mancano i fondi. Alcuni paesi, come la Francia, si stanno muovendo, si attende che anche l′Italia faccia al sua parte. Che sia urgente continuare il censimento dei mari lo dimostrano anche le cifre raccolte in questi dieci anni: confrontando i dati con quelli storici è emerso infatti che alcune specie marine si sono ridotte fino al 90% e rischiano di scomparire per sempre.

 

Per saperne di più

vai al sito del Census of marine life

 

Le immagini che corredano questa pagina sono tratte dal sito del Census of marine life.


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